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Enterprise. I quattro approcci alla modernizzazione

Rilasciare le applicazioni già esistenti su un’altra infrastruttura, migrare su nuove piattaforme, reingegnerizzare le applicazioni e, infine, riscrivere completamente il codice: sono le quattro vie per raggiungere la modernizzazione delle applicazioni in banca

Nei prossimi anni l’industria dei servizi bancari si troverà ad affrontare cambiamenti molto significativi, sostenuti da situazioni di varia natura: quali il riassetto post-pandemico del paradigma di richiesta e offerta dei servizi finanziari e, contemporaneamente, il contingente esaurimento del naturale ciclo di vita di piattaforme e soluzioni software che hanno svolto egregiamente il loro compito per diversi lustri. Le principali macro-tendenze associate a queste spinte al rinnovamento, che nella loro ampia accezione ricomprendono l’attuazione di molteplici sotto-iniziative, possono assumere le definizioni di modernizzazione delle applicazioni e di migrazione al cloud.

Le esigenze del business e quelle dell’IT

Queste tendenze sono attivate e indirizzate da esigenze sia business che IT. Nel novero delle prime possiamo elencare requisiti business non più soddisfatti dalle applicazioni, così come l’inadeguatezza di quest’ultime ad affrontare nuove opportunità o comunque garantire la flessibilità necessaria a tenere il passo dei cambiamenti via via emergenti dal mercato (open banking, digitalizzazione, modelli transazionali istantanei, automazione a diversi livelli). Nel novero delle esigenze IT, invece, possiamo certamente inserire il costo eccessivo per l’adeguamento e il mantenimento delle applicazioni al susseguirsi di regolamentazioni tecniche e bancarie, così come la crescente complessità dell’architettura applicativa, stratificata negli anni e non orientata a logiche di scalabilità, spesso evidentemente giunta a un fisiologico superamento, come accennato in premessa. Ultimo, ma non ultimo, il rischio strettamente connesso alla perdita di competenze tecniche rispetto a linguaggi ormai datati, riguardante collaboratori interni quanto esterni, stante il naturale avvicendamento dettato dal raggiungimento di soglie anagrafiche.

Diverse strade per raggiungere la modernizzazione

I principali approcci alla modernizzazione, che un po’ riduttivamente ma certamente a favore di una concettualizzazione plastica potremmo dire gerarchicamente ordinati dal più immediato al più completo, sono:

1. redeploy, che consiste nel rilascio della stessa applicazione (quando possibile) su un’altra infrastruttura fisica, virtuale o cloud;
2. replatform, incentrato sulla migrazione dell’applicazione verso una diversa piattaforma di runtime o un diverso database, con interventi minimali sul codice;
3. refactor, basato sul reingegnerizzare l’applicazione, superando alcuni aspetti tecnicamente limitanti attraverso una parziale trasformazione del codice;
4. rewrite, che comporta la completa riscrittura del codice, attraverso l’utilizzo di moderni linguaggi di programmazione, eventualmente adottando una metodologia del tipo “like-for-like”.

L’importante è valutare lo scopo

Non esiste una strategia di modernizzazione valida in assoluto e per tutte le stagioni. Rispetto al contesto di partenza e a determinate precondizioni, alcuni approcci potrebbero addirittura non essere direttamente attuabili. I principali fattori che possono discriminarne la scelta risiedono nella portata degli scopi che ci si prefigge di raggiungere e nella specificità tecnica delle applicazioni da modernizzare. L’alternativa a uno qualunque dei quattro precedenti approcci è la sostituzione delle applicazioni, che però deve tener conto del notevole impatto rappresentato dalla mappatura e dallo sviluppo di requisiti, più o meno custom, precedentemente soddisfatti dalle applicazioni che andranno dismesse.

Gli impatti delle strategie

Rispetto al tema degli scopi, le diverse strategie di modernizzazione hanno ricadute diverse sui piani tecnologico, architetturale e funzionale. Gli approcci redeploy e replatform incidono esclusivamente sulla sfera tecnologica e possono risolvere problemi correlati all’utilizzo della tecnologia adottata in precedenza. Il refactor agisce sia a livello tecnologico che architetturale, consentendo il superamento di problematiche connesse a questi due ambiti. Da ultimo, il rewrite è, ovviamente, il modo più avanzato di affrontare il problema e consente di beneficiare di notevoli migliorie su tutti e tre i piani, introducendo evoluzioni anche a livello funzionale, garantendo tempistiche ridotte per il go-to-market di nuovi prodotti e consentendo la massima flessibilità per l’integrazione con i canali della Clientela finale.

La riscrittura della piattaforma Pr.E.M.I.A

Ormai da qualche anno stiamo affrontando un progetto di ricerca e sviluppo in cui abbiamo scelto di gestire il tema della modernizzazione delle nostre applicazioni core attraverso la metodologia più complessa e completa: quella del rewrite. La scelta adottata può essere spiegata da diversi fattori, su tutti la volontà d’impiegare un forte investimento su un piano strategico e non tattico, che entro la fine del prossimo anno ci porterà alla completa riscrittura di una quota superiore al 90% dei moduli della nostra piattaforma Pr.E.M.I.A. L’approccio rewrite ci sta guidando al raggiungimento di un duplice obiettivo: da una parte, la portabilità dei moduli su qualunque architettura server open e scalabile, con varie possibilità di deployment (on premises, private cloud o hybrid cloud); dall’altro, l’opportunità di estendere la copertura funzionale precedentemente raggiunta dall’omologo modulo legacy, introducendo nuove funzionalità e arricchendo quelle pre-esistenti con features aggiuntive.

Stefano Trinci,

Head of Marketing di Enterprise SpA